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I sigari: quello che c'è da sapere

L'arte di fumare il sigaro: dalla scelta, alla corretta conservazione, all'accensione e finalmente ... alla fumata!

La scelta

Questo passaggio è estremamente delicato per chi si avventura per la prima volta al mondo dei sigari. E’ a tal punto delicato e cruciale che potrebbe condizionare negativamente l’esito delle prime esperienze.

All’inizio non è consigliato lasciarsi tentare dal fascino del marchio prestigioso e dal modulo molto impegnativo: si potrebbe incorrere in una fumata troppo impegnativa e lontana dalle aspettative.

Bisogna sempre tenere presente che più un sigaro è di grandi dimensioni e più sarà incisivo il suo sapore: questo per la maggiore quantità di ligero rispetto al volado. Nei sigari più piccoli, viceversa, la quantità di ligero presente è minima.

Questo peraltro non significa che un sigaro aumenti di forza a seconda della grossezza; anzi, a parità di tipo e quantità di tabacco impiegato, risulta più corposo il sapore nei sigari lunghi e di piccolo diametro che non in quelli corti e di grosso calibro.

Per i neofiti è quindi consigliabile iniziare da piccoli formati, come un petit-corona o un panatela di tabacco dolce, come il dominicano.

La conservazione

Non ci si può permettere di trascurare una buona conservazione dei sigari: è un accorgimento importante per evitare spiacevoli sorprese.

Il sigaro viene prodotto in paesi con una temperatura superiore ai 25° ed una umidità che va oltre il 70-75%. Non possono quindi mantenere inalterate le proprie qualità che ad una temperatura oscillante intorno ai 18/20° ed a un’umidità tra il 65/70%. Come possiamo ottenere questo risultato?

Munendosi di un humedor efficiente. Molto, ovviamente, dipende da quanto si fuma, da quanti sigari abbiamo bisogno di mantenere, se sono sciolti o inscatolati.

Quando vogliamo acquistare un humedor dobbiamo verificare che abbia una buona chiusura affinché sia mantenuta la tenuta del grado di umidità. Il sistema di umidificazione per le scatole è di solito statico e consiste in un apparecchio rappresentato semplicemente da una spugna sintetica imbevuta di acqua distillata o liquidi demineralizzati e da un indicatore di umidità (igrometro) bilama, a capello naturale o sintetico o elettronico.

L’acqua distillata è un accorgimento opportuno per evitare di avere sostanze calcaree o batteri che incrostano la spugna apportando muffa e funghi.

La qualità del legno impiegato per la realizzazione di un humedor è un aspetto per nulla trascurabile, come potrebbe forse sembrare. Anzi, è proprio la tipologia di legno utilizzato a fare la vera differenza. Il cedro caraibico conferisce un’altissima qualità in termini di capacità di mantenimento dell’umidità e di profumazione.

Si consiglia di controllare soventemente il grado di umidità dell’humedor statico, variando con regolarità la posizione dei sigari per farli godere tutti della vicinanza alla sorgente d’umidità.

Il taglio

La spuntatura della testa del vostro sigaro non è un particolare così secondario come potrebbe sembrare a prima vista. Dal taglio o dalla foratura del sigaro dipenderà non solo una corretta e regolare combustione del sigaro, ma soprattutto l’intensità del sapore determinata dalla quantità e densità del fumo aspirato.

Ad un taglio o un foro piccolo della testa corrisponde una maggiore corposità del fumo che riceverete compresso come in un condotto forzato mentre, con un taglio ampio, il fumo arriverà molto più rarefatto in quanto uscirà più liberamente.

Gli strumenti più efficaci sono tradizionalmente tre: forbice, ghigliottina e bucasigari. Sono tutti molto pratici e funzionali, tuttavia qualche differenza va segnalata.

La forbice produce un taglio ad ellisse e risulta quasi sempre molto adatta ai sigari di piccolo calibro. Consente inoltre il passaggio di una buona quantità di fumo.

La ghigliottina, adatta ai grandi formati, produce un taglio molto preciso ma necessita di una buona pratica manuale per regolare la dimensione del taglio.

Il bucasigari è adatto ai sigari di ogni formato e calibro, purchè a testa appiattita. Si tratta infatti di una piccola cesoia circolare che fatta roteare sulla testa del sigaro produce un foro molto preciso asportando, a seconda della pressione esercitata, anche una piccola quantità di tabacco che faciliterà il tiraggio.

L'accensione

Per accendere bene il sigaro lo si deve rigorosamente tenere tra le dita e non tra le labbra: il rischio sarebbe di ottenere una irregolare accensione in quanto l’eccessiva quantità di aria aspirata produrrebbe una troppo rapida e irregolare combustione che ne pregiudicherebbe la fumata.

Il sigaro deve essere tenuto tra le dita, con una inclinazione di 45° circa, a un paio di centimetri al di sopra della fiamma utilizzata e fatto roteare lentamente. Nell’arco di pochi secondi si produrrà una brace omogenea lungo tutto il bordo esterno del piede. L’operazione va eseguita con grande calma ed eventualmente con l’aiuto di qualche dosato soffio.

A questo punto potrete introdurre il sigaro tra le labbra effettuando qualche piccolo tiro. Quando la brace si sarà estesa uniformemente lungo tutto il piede, la fumata potrà finalmente avere inizio.

Per l’accensione consigliamo di evitare l’utilizzo di fiammiferi a base di zolfo, le candele e gli accendini salvo quelli a gas inodore.

La fumata

Fumare il sigaro è un’arte. E’ bene quindi rispettare alcune regole fondamentali.

Il fumo del sigaro non deve essere assolutamente aspirato, ma trattenuto nel cavo orale. Dopo aver ruotato la lingua per gustarne meglio tutti i sapori il fumo va espulso.

Le tirate non devono essere troppo frequenti ed ampie (due o al massimo tre al minuto).

Il corpo del sigaro va tenuto con delicatezza ed evitando di esercitare troppa pressione. Va tenuto tra il pollice e l’indice e non tra l’indice ed il medio come si fa per le sigarette. E’ meglio non trattenerlo in bocca e mai tra i denti. Il rischio è di rovinare il sigaro inzuppandolo di saliva e di sbrindellarne la testa.

Il sigaro non dovrebbe mai essere riacceso. In caso di riaccensione questa deve essere effettuata prima che il sigaro si raffreddi, per evitare un inevitabile gusto amarognolo che caratterizzerebbe il resto della fumata.

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